Santa Cecilia, patrona della musica

Santa Cecilia fu una martire cristiana morta sotto l’imperatore Marco Aurelio, che regnò dal 161 al 180 d.C.

Viene commemorata il 22 novembre e il suo culto è ancora oggi molto popolare grazie al suo ruolo di patrona della musica e, più precisamente, dei musicisti, dei liutai, dei cantanti e dei poeti.

Gli “Atti di Santa Cecilia” raccontano la storia di una ragazza nata da famiglia nobile che fece voto di perpetua verginità, a dimostrazione della sua casta e forte fede in Gesù Cristo. 

Fidanzata contro la sua volontà con un giovane nobile pagano,Valeriano, Santa Cecilia lo convinse a vivere con lei come un fratello e lo convertì alla fede cristiana. Quando furono scoperti vennero condannati a morte e, nonostante tutto, Cecilia non rinnegò mai la sua fede. Secondo la tradizione Santa Cecilia fu prima soffocata con il vapore nel bagno della sua abitazione (o secondo alcune fonti gettata nell’acqua bollente) e, non essendo ancora morta, fu colpita alla testa con un’ascia, tre volte.

Santa Cecilia fu sepolta nelle catacombe di San Callisto, ma nell’ 812 le sue reliquie furono spostate nella Basilica a lei intitolata a Trastevere, a Roma, per volere di papa Pasquale I. Ancora oggi, la Basilica di Santa Cecilia in Trastevere è il santuario principale della vergine martire. Tra i simboli a lei attribuiti ci sono: alcuni strumenti musicali, con particolare affezione all’organo, il giglio, emblema di purezza, e la palma. 

Poiché Santa Cecilia non fu musicista e neanche compositrice, le motivazioni che la portano ad essere proclamata patrona della musica sono incerte. Solo in un documento risalente al tardo Medioevo, gli “Atti di Santa Cecilia”, troviamo un esplicito collegamento tra la Santa martire e la musica. Forse deriva da un’errata interpretazione dell’antifona di introito della Messa nella festa della Santa, che recita: “Venitdies in quo thalamus collocatus est, et, cantantibus organis, illa in corde suo soli Dominio decantab at dicens: Fiat cor meum et corpus meum immaculatum, ut non confundar”, che tradotto in italiano è: “Arrivò il giorno delle nozze e, mentre suonavano gli strumenti musicali, la vergine Cecilia cantava nel suo cuore soltanto per il Signore, dicendo: Signore, il mio cuore e il mio corpo siano immacolati affinché io non sia confusa”.

La tradizione vuole il brano riferito al momento delle nozze di Santa Cecilia, che cantava a Dio nel suo cuore, mentre intorno suonavano gli strumenti. Il fraintendimento potrebbe riguardare un’interpretazione in cui Santa Cecilia cantava, accompagnata dagli strumenti. 

Infatti, solo dal XV secolo, la Santa viene raffigurata mentre suona l’organo. Versioni più antiche paiono riferirsi a tali “organi” come agli strumenti di tortura che ne martoriavano la carne, mentre Santa Cecilia, indomita, si concentrava solo nella preghiera che “cantava a Dio nel suo cuore”. Stando a questa versione, l’antifona si riferirebbe al momento del martirio e non al banchetto di nozze.

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