Un’afforese in Giordania alla scoperta delle radici del Cristianesimo

A settembre, io e mio marito abbiamo fatto un viaggio in Giordania. La Giordania è per il 92% di religione mussulmana e solo per il 6% cristiana, prevalentemente di rito greco ortodosso.

Eppure in questo paese, che confina a ovest con la Terra Santa, abbiamo scoperto tante tracce di cristianità e riferimenti alla Bibbia.

La prima tappa è stata il Monte Nebo dalla cui vetta più alta, nelle giornate serene, lo sguardo si perde sul Mar Morto, Gerico, Betlemme e in lontananza sulle torri di Gerusalemme.

Qui Dio mostrò a Mosè la Terra Promessa e qui il profeta morì.

Di fronte al Memoriale è posta una scultura dell’artista Gian Paolo Fantoni, realizzata nel 1984 e raffigurante il serpente innalzato da Mosè nel deserto, avviluppato a un’asta sagomata a croce. Infatti, nel Libro dei Numeri (Num. 21, 4-9) leggiamo: “Il Signore disse a Mosè: – fatti un serpente e mettilo sopra un’asta; chiunque sarà morso e lo guarderà, resterà in vita”. Questa scultura pone in collegamento la storia veterotestamentaria con la cristologia.

Durante la visita a Madaba, moderna e famosa “città dei mosaici”, rifondata nel 1879 sui resti di un’antica città da 90 famiglie cristiane provenienti dalla zona di Kerak, abbiamo visitato la chiesa di S. Giorgio. Durante i lavori di costruzione nel 1884 è stato ritrovata la mappa musiva di Madaba, realizzata attorno al 560 d.C.

Questo mosaico misurava originariamente mt. 15,7 per 5,6 ed è fonte di informazioni su città, zone e chiese di Terra Santa in epoca bizantina. Al centro del mosaico, la rappresentazione di Gerusalemme offre una vera e propria mappa della città santa. 

Il viaggio prosegue verso il Wadi al Kharrar, sulla sponda occidentale del Giordano, dove si trova il luogo del Battesimo di Gesù ad opera di Giovanni Battista: “Ed ecco in quei giorni, Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni” (Mc. 1,9).

Qui ormai di acqua ne è rimasta davvero poca, ma si possono visitare i resti di tre chiese bizantine. Siamo vicinissimi al confine con la Cisgiordania e poco lontano sorge il Tell Mar Elias: la collina dove, secondo la tradizione, il profeta Elia venne rapito in cielo su un carro di fuoco ( 2Re 2, 1-15).

Sempre rimanendo al nord, si visita il sito archeologico di Gerasa, che ai tempi di Gesù apparteneva al territorio della Decapoli e dove l’evangelista Marco narra che Gesù guarì un indemoniato (Mc. 5,1-20).

Fondata nel IV secolo a.C.  fu poi conquistata da Pompeo nel 63 a.C. Nel IV secolo d.C. divenne sede episcopale e le rovine di chiese bizantine testimoniano una viva presenza cristiana. Invasioni e terremoti fecero decadere la città.

Tutto il mondo conosce e si stupisce davanti alle bellezze di Petra, la capitale dei Nabatei, ma pochi sanno che esiste anche una seconda Petra, quella bizantina, testimone della diffusione del Vangelo nei primi secoli cristiani.

Ne parla il vescovo Eusebio di Cesarea: “Si dice anche che la stessa gioia s’impossesserà di quelli che abitano Petra: la pietra di fatto è Cristo”.

Di questa Petra cristiana ne dà la testimonianza la chiesa bizantina dedicata alla Vergine Maria. 

Scendendo verso sud e spostandoci un po’ a ovest, si raggiunge un altopiano che controlla il guado dell’Arnon, fiume che nella Bibbia segnava il confine tra la tribù di Ruben e la terra degli Ammoniti (Dt 3, 12-16): da questo fiume iniziò l’ingresso degli Israeliti nella Terra Promessa.

Qui sorge Umm Ar Rasas corrispondente alla Mefa’at della Bibbia: in questo luogo l’archeologo francescano padre Michele Piccirillo portò alla luce ben 16 chiese, tra cui la meglio conservata è la chiesa di S. Stefano (VIII sec. d.C.) che,col suo gran numero di iscrizioni e mosaici, è oggi una delle antichità più notevoli della Giordania. 

Continuando il viaggio, lungo grandi distese desertiche con qualche tenda beduina come unico insediamento umano, raggiungiamo Kerak che corrisponde alla biblica Kir Cesaret (2 Re 3, 21-27), dominata dalla imponenti rovine della fortezza crociata costruita nel 1136. La fortezza venne espugnata per fame dal condottiero mussulmano Saladino nel 1188 dopo un assedio di un anno e mezzo. Kerak rimase comunque un centro di cultura arabo-cristiana.

Kir Cerasat faceva parte del regno dei Moabiti da cui proveniva Rut, nuora di Noemi e moglie di Boaz (vedi nella Bibbia il libro di Rut).

Siamo ora arrivati nella parte più meridionale della Giordania, che è per la maggior parte costituita da deserti, gli stessi in cui camminarono gli Israeliti in fuga dall’Egitto.”Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi  40 anni di deserto, per umiliarti e metterti alla prova” (Dt, 8,2).

Il più suggestivo dei deserti è il Wadi Rum, detto anche “Valle della Luna”, una valle scavata nei millenni da un fiume nella parte bassa e dall’erosione del vento e della pioggia sulle rocce e abitata fin dalla preistoria.

In luoghi come questo avvenne l’Alleanza tra Mosè e il Signore, fino alla nuova ed eterna Alleanza compiuta da Gesù. Qui regna il silenzio e si fa strada il senso di piccolezza dell’uomo di fronte all’immensità del deserto. Sono luoghi per meditare e convertirsi.

Non ci resta ora che tornare ad Amman per il volo di rientro. Amman è una città che risale molto indietro nel tempo, nella Bibbia si chiamava Rabbà ed era la capitale degli Ammoniti.

I ritrovamenti archeologici dimostrano che la città è stata abitata fin dall’Età della Pietra. Il Cristianesimo vi arrivò presto e al tempo di Diocleziano vantava sei martiri. Oggi Amman ha due milioni di abitanti e il 10% è cristiano.

N.B.:Tutti i riferimenti biblici sono stati tratti da “Un anno alla scoperta della Giordania” a cura di PRO TERRA SANTA fondazione dei frati francescani che opera in Giordania dal 2008

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