Giro girotondo, casca il mondo, casca la terra…FERMIAMO LA GUERRA!

La guerra è arrivata dove non si pensava potesse arrivare: non solo, come ripetuto fin dall’inizio, “nel cuore dell’Europa”, ma anche, materialmente, in quei posti che durante le prime mosse dell’esercito russo si riteneva potessero essere risparmiati dalle bombe.

Mentre sto riordinando le idee per scrivere questo articolo, purtroppo la guerra è ancora molto violenta.

Le informazioni che ci giungono da Ucraina e Moldavia dai referenti di AiBi, riguardano l’incessante attività che stanno svolgendo per mettere in sicurezza tutti i bambini che vivono nei vari orfanotrofi o case famiglie presenti sul territorio.

Come, per esempio, a Volodarka, il luogo a circa 120 km a sud- ovest di Kiev dove si trova l’orfanotrofio con il quale Ai.Bi. ha attivato da tempo un progetto di Adozione a Distanza.

Lì, in una struttura molto ampia, vengono accolti normalmente circa 180 bambini e ragazzi, alcuni dei quali orfani, mentre altri sono figli di famiglie in difficoltà che passano in Istituto 5 giorni la settimana e, in genere, tornano a casa nel weekend o per le vacanze.

All’inizio del conflitto, la posizione lontana dall’epicentro degli scontri, ha fatto pensare che Volodarka potesse essere un luogo tutto sommato tranquillo, tanto che proprio lì è stato allestito anche un campo di accoglienza per chi scappava da altre zone più pericolose del Paese.

Con il passare dei giorni, però, è stato chiaro che la sicurezza non potesse essere più garantita:

alcuni bombardamenti hanno colpito le cittadine poco distanti e lo stesso edificio è diventato un obiettivo potenzialmente sensibile.

Tutti i minori che hanno potuto farlo sono stati fatti rientrare nelle loro famiglie, anche quelle“allargate” ai parenti più vicini. Ma 16 bambini sono rimasti sotto la responsabilità del direttore e, grazie anche all’aiuto di Masha, direttore di Ai.Bi. Ucraina e dei suoi collaboratori, sono stati evacuati prima a Leopoli e, poi, in Polonia.

Ma per chi è rimasto, le attività non si sono fermate: Volodarka, infatti, è anche una scuola e come tale ha proseguito le lezioni, seppure in modalità online. La stessa modalità con la quale vengono erogate anche le attività dello staff di Ai.Bi. che, proprio in questi giorni, è impegnato nel contattare tutte le famiglie per monitorare i bisogni di ciascuno.

A distanza, continuano, dunque, le attività ludiche e di animazione, così come quelle di supporto psicologico, che verranno definite e personalizzate sempre meglio con il passare dei giorni e il monitoraggio dei bisogni di tutti i bambini.

Dalla Moldavia, Stela, direttore di Ai.Bi. Moldavia, e la sua equipe si sono da subito attivate, allo scoppio della guerra, con una serie di attività di supporto per le popolazioni in fuga dall’Ucraina: distribuzione di beni di prima necessità alla frontiera, partecipazione ai tavoli con le istituzioni e le altre ONG, organizzazione di animazione per i bambini, per cercare di regalare un po’ di serenità e supporto psicologico ai profughi … Fino a rispondere alle chiamate di emergenza per soccorrere alcuni sfollati trovati spauriti, infreddoliti e senza nulla in un prato vicino alla frontiera.

Al palazzetto dello Sport di Chisinau sono arrivati in centinaia, chi con le sole ciabatte ai piedi e i documenti alla mano, e chi sorreggendosi a malapena su una stampella malandata.

Un vero e proprio fiume di donne, anziani e bambini sta attraversando il confine con la Moldavia, direzione Palazzetto dello sport a Chisinau, che si è subito trasformato in una enorme camera da letto per centinaia di sfollati. Il parquet del grande impianto è coperto da centinaia di materassi. I più piccoli corrono sulla pista di atletica, che viene utilizzata anche per la passeggiata dei cani da compagnia. Le bambine giocano con le bambole sulle brandine.

I civili tentano come possono di lasciare il sud dell’Ucraina e, come è noto, la vicina Moldavia è uno degli approdi principali. E così da giorni il confine, nei pressi del villaggio di Palanca, è attraversato da una catena umana composta, soprattutto, di donne, anziani e moltissimi bambini impauriti, e pochi uomini (perché molti sono rimasti al fronte a combattere). A molti viene concesso, per rendere meno traumatica la fuga, di spostarsi in monopattino, portando con sé giocattoli e animali: generi” di conforto per l’anima.

Per alcuni degli sfollati ci sono voluti cinque giorni per arrivare al confine e attraversarlo. Una scelta obbligata, dopo che le loro case sono state bombardate. Ogni mezzo è valido per mettersi in salvo, per valicare il confine. Scuolabus, offerti anche dalla vicina Romania, fanno la spola tra il punto di confine, negato alle auto private, e due campi allestiti a valle, uno di tende e l’altro di primo soccorso (perché dall’Ucraina arrivano anche dei feriti). Ad attenderli i profughi trovano i loro parenti.

Condividiamo con i lettori di Buona Parola una fotografia arrivata dal campo profughi in Moldavia che ritrae un momento di animazione con i bambini. La forza dei bambini, contro tutte le guerre, è sapere sorridere ancora: per un girotondo, un gioco fatto insieme, una torta di compleanno su cui spegnere le candeline. Ogni giorno ci offrono la loro lezione: sono capaci di ricominciare da capo, anche tra le macerie.

A Chisinau, questi bambini sono arrivati con l’animo in frantumi ma una grande voglia di vivere.

Basterebbe questo per fermare la guerra: vedere dei bambini giocare, ascoltare il suono delle loro risate. Perché i bambini sorridono e scherzano, anche se pochi giorni prima hanno sentito colpi di arma da fuoco, il tuono delle bombe, lo sferragliare dei cingolati.

Per chi volesse dare disponibilità all’accoglienza o avere informazioni, visitare il sito:

www.aibi.it/ita/bambinixlapace

0 commenti

Lascia un commento

Segnaposto per l'avatar